DL “CURA ITALIA”: COMMERCIALISTI, PER PARTITE IVA SERVONO MISURE PIU’ CORAGGIOSE
Miani: “Chiusura forzata delle attività o drastica riduzione del fatturato impongono scelte di più ampio respiro. Confidiamo in ulteriori interventi nei prossimi decreti”
Roma 17 marzo 2020 – “Siamo i primi a predicare realismo e a renderci conto che sospendere versamenti e adempimenti tributari, contributivi e assicurativi, per tutte le attività economiche, per molti mesi, era operazione ardua. Mai come oggi il Governo opera in situazioni difficilissime e va accompagnato più che criticato. Sulla sospensione dei versamenti, però, si doveva fare di più, a cominciare dallo sblocco della compensazione dei crediti per imposte dirette anche prima della presentazione della dichiarazione, rimuovendo il vincolo introdotto con l’ultima legge di bilancio che, nella situazione d’emergenza in atto, risulta ora del tutto anacronistico ovvero ancora dalla mancata sospensione per le rate in scadenza relativi agli avvisi bonari”. E’ quanto afferma il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, commentando le anticipazioni di queste ore sul Decreto “Cura Italia”.
“Pur confidando nelle dichiarazioni del Ministro Gualtieri che ha annunciato interventi ulteriori con successivi decreti per estendere le misure a sostegno di imprese e professionisti, è tuttavia evidente – spiega Miani – che la grave crisi che sta colpendo gran parte dei titolari di partita IVA, dovuta alle chiusure forzate delle loro attività o alla drastica riduzione del fatturato, avrebbe imposto sin da ora decisioni più coraggiose e di più ampio respiro, anche sotto il profilo temporale”.
“Sospendere i soli versamenti in scadenza nel mese di marzo per i soggetti con ricavi o compensi non superiori a 2 milioni di euro o prevedere la facoltà di non vedersi applicata la ritenuta sugli incassi dei soli ultimi quindici giorni di marzo per i soggetti con ricavi o compensi non superiori a 400 mila euro, e sempre che non si abbiano dipendenti o collaboratori, sono interventi – prosegue Miani – che se non adeguatamente estesi e prorogati, già in sede di conversione del decreto, rischiano di assumere il sapore della beffa”.
Ma è sulla sospensione dei termini processuali tributari e sulla proroga dei termini di accertamento che le decisioni assunte risultano, secondo Miani “francamente inaccettabili”. “Il Decreto – afferma – concede infatti agli enti impositori, in aperto contrasto con il principio del giusto processo, un periodo di sospensione dei termini processuali di un mese e mezzo più lungo rispetto a quello stabilito per i contribuenti: fino al 31 maggio, per gli enti impositori, soltanto fino al 15 aprile, per i contribuenti”.
“Come pure – continua Miani, esprimendo un giudizio condiviso con le sigle sindacali della categoria –, la proroga di due anni dei termini di accertamento in favore degli enti impositori risulta del tutto sproporzionata rispetto ai brevissimi periodi di sospensione dei termini previsti in favore dei contribuenti. Sono due pesi e due misure talmente macroscopiche – conclude il presidente dei commercialisti – da risultare inaccettabili anche per chi come noi predica responsabilità e realismo in queste difficili settimane. Siamo pertanto confidenti che il Governo voglia ripristinare condizioni di parità tra Fisco e contribuenti e stanziare le risorse necessarie per misure più incisive di sostegno a imprese e professionisti”.