Comunicato stampa
DL RILANCIO: COMMERCIALISTI, SU CRISI D’IMPRESA EMENDAMENTO SBAGLIATO
Miani: “Dare più tempo per la nomina dei revisori penalizza chi ha rispettato la norma e creerà problemi alla riforma”
Roma, 2 luglio 20202 – “L’emendamento al Dl Rilancio approvato in Commissione Bilancio alla Camera nei giorni scorsi, che proroga al 2022 il termine per nominare gli organi di controllo o il revisore nelle società a responsabilità limitata e nelle società cooperative costituite dopo il 16 marzo 2019, è sbagliato e dannoso”. Lo afferma il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani. “Le società che si sono già dotate di organi di controllo sono almeno 50mila su 68mila. Questo emendamento – afferma Miani – penalizza ingiustamente le imprese che si sono impegnate a rispettare la norma e premia invece quelle che finora non si erano messe in regola. Come troppo spesso accade in Italia vengono “condonati” comportamenti non virtuosi”.
Miani aggiunge anche che questo emendamento “è un colpo al sistema di allerta, ossia alla più rilevante novità introdotta dalla riforma della crisi di impresa, ma soprattutto a chi rischia di esserne vittima”. “La riforma – spiega il numero uno dei commercialisti – entrerà in vigore nel 2021, mentre saranno quasi ventimila le imprese i cui organismi di controllo potranno entrare in carica nel 2022, proprio in virtù di questo emendamento. Uno sfasamento temporale che creerà confusione e priverà una fetta importante delle imprese italiane e per un lasso di tempo significativo degli organismi di controllo deputati a monitorare le imprese al fine di evitare con il pre-early warning la segnalazione di situazioni di allerta. Gli organi di controllo devono infatti segnalare immediatamente allo stesso organo amministrativo l’esistenza di fondati indizi della crisi”.
“Per questi motivi – conclude Miani – ci auguriamo vivamente che il Parlamento rifletta seriamente su questa scelta, che elimina un organo di presidio per gli stakeholders e che interloquisce direttamente con il cda. Una scelta tanto più rischiosa in una passaggio così difficile dal punto di vista economico per il nostro Paese, in cui sono davvero tante le aziende in grosse difficoltà, per le quali la delicatezza della situazione imporrebbe controlli efficaci e tempestivi”.