COMUNICATO STAMPA 

FISCO: MIANI (COMMERCIALISTI), IN ITALIA TASSAZIONE FEROCE SUI REDDITI MEDI

Il presidente della categoria professionale: “La riforma punti a riequilibrare una situazione insostenibile per il ceto medio produttivo”

Roma, 23 giugno 2021 – “Sul fronte del tax design è complicato, da puri tecnici privi di colorazione politica quali siamo, dare alla politica dei suggerimenti prima che la politica stessa abbia tracciato, in modo chiaro e condiviso, le linee della sua visione della società, in funzione delle quali disegnare il prelievo fiscale. Una cosa, però ci permettiamo di farla notare, perché, che la si guardi da destra o da sinistra, da moderati o da rivoluzionari, è una fotografia oggettiva della situazione attuale: l’Italia è un Paese estremamente generoso nella tassazione dei redditi bassi – oltre 10 milioni di contribuenti IRPEF su 40 milioni sono a “IRPEF zero” – e nella tassazione dei grandi patrimoni ereditari, mentre è un Paese estremamente feroce nella tassazione dei redditi medi e medio-alti”.  E’ quanto affermato dal presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, a margine del Webinar “La ripartenza del Paese dopo l’emergenza: riforma fiscale e della giustizia tributaria, semplificazione e competitività”, svoltosi oggi a Roma.  

“La distruzione di quel ceto medio produttivo che non possiede grandi patrimoni, ma vive di buoni redditi che derivano dal lavoro dipendente di funzionari, quadri e dirigenti, oppure dal lavoro autonomo svolto nell’ambito dei propri studi professionali o attività imprenditoriali – ha proseguito Miani – è frutto di questo assetto fiscale, non del caso”.

L’auspicio del numero uno dei commercialisti è che in vista della riforma fiscale su questo fronte “si abbia il coraggio di fare qualcosa, senza continuare a parlare soltanto di incrementi di no tax area e di eliminazioni di imposte di successione invece che di quello che serve per riequilibrare una situazione insostenibile a favore di quel ceto medio produttivo che non è interessato né alla prima, né alla seconda di quelle due modifiche”.